
Nota #17 – 28/10/2020
- Posted by Staff
- On 29 Ottobre 2020
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La si può pensare come si vuole. Ma esattamente come in Italia, in Germania Angela Merkel annuncia la chiusura di ristoranti e bar, di palestre, cinema e teatri. La Francia dichiarerà a breve il lockdown nazionale. L’Irlanda lo ha già fatto. Spagna, Regno Unito, Portogallo, Belgio, stanno procedendo spediti sui nostri stessi passi.
L’Europa è l’epicentro della seconda ondata di coronavirus. Secondo l’ultimo bollettino dell’Oms, nella settimana dal 19 al 25 ottobre, i nuovi contagi da Covid sono aumentati del 36 per cento (la settimana scorsa le nuove infezioni da Covid sono state un milione e 335.914).
Ora. Possiamo guardarci l’ombellico e continuare a discutere come fosse una questione tutta italiana. Possiamo raccontarci che il problema sia Conte, il Governo o chi per loro. Oppure possiamo guardare in faccia la realtà e dirci che siamo nell’occhio di un ciclone di portata continentale. Il Covid c’è e non si vince per decreto. Nessuno ci sta riuscendo. E’ questa la realtà con cui dobbiamo misurarci.
Farlo significa salvare quante più vite possibile e cercare di assorbire al meglio l’urto economico che ne deriverà. Significa tutelare le categorie maggiormente esposte con misure rapide ed adeguate.
Non c’è via alternativa. A meno che non ci si voglia ritrovare, di qui a qualche giorno, a scegliere chi poter curare e chi no. Chi far vivere e chi no. In questo scenario bisognerebbe smetterla di cercare colpevoli, smetterla di urlare quotidianamente al disastro finale come se l’Italia stesse cadendo sotto i colpi provocati dall’incompetenza “dell’altro”.
Se lo portiamo sull’orlo di una crisi di nervi il Paese non si salva, non vince nessuno, e perdiamo tutti.
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