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Tre pensieri per il 2025.

La pace. Le immagini di guerra che hanno segnato il 2024, da Gaza all’Ucraina, sono un monito drammatico. Non c’è futuro senza pace, e la pace non arriva da sola: si costruisce con la politica, il dialogo e il coraggio di scegliere la via della cooperazione. Il 2025 deve essere l’anno in cui la politica, in Italia e nel mondo, torni a lavorare per un orizzonte di pace.

L’Italia. Dopo due anni di governo Meloni, il nostro Paese è più fragile. Tante promesse, pochi risultati: la crescita è ferma, il welfare viene smantellato, le disuguaglianze aumentano. Il 2025 deve essere l’anno in cui dare forza e forma ad un’alternativa vera, concreta, capace di affrontare le vere priorità degli italiani. Non c’è più tempo da perdere.

La Basilicata. Il 2024 ha visto riconfermato un governo regionale incapace di rispondere alle sfide che ci attendono. Il 2025 deve essere l’anno della ricostruzione: di una politica forte, radicata, capace di affrontare i problemi reali, con la testa sulle questioni di merito e i piedi ben piantati nel territorio e nella società.

Il 2024 è stato un anno di prove ma anche di grandi insegnamenti. Grazie a chi c`è stato.

Buon anno a tutte e a tutti.
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Oggi ricordiamo l’eccidio dei fratelli Cervi, martiri della Resistenza, che hanno dato la vita per la libertà e la giustizia. La loro casa, divenuta oggi Museo, custodisce non solo la memoria di quel sacrificio, ma un messaggio potente: la democrazia non è mai conquistata una volta per tutte. È un valore da difendere ogni giorno. Con impegno e determinazione. ...

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Trascorrete il Natale con chi amate e regalatevi sorrisi: il dono più prezioso. Buone feste! ...

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Il 23 dicembre 1978 nasceva il Servizio Sanitario Nazionale, un sistema pensato per garantire a tutti il diritto alla salute, senza distinzioni di reddito o privilegi. Oggi, questo modello, che rappresenta uno dei pilastri della nostra democrazia, è sotto attacco. La destra sta dissanguando la sanità pubblica, promuovendo un modello in cui curarsi dipende dalla possibilità di avere un’assicurazione o una carta di credito. È una scelta politica che mina l’uguaglianza e penalizza i più fragili. Difendere il SSN non è solo un dovere: è il modo per garantire che nessuno, mai, venga lasciato indietro. ...

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Grazie a @enzoamendola_ per aver portato in Parlamento una battaglia cruciale per la Basilicata, con l’approvazione di un ordine del giorno sull’emergenza idrica. È un passo importante per sollecitare risposte concrete a un problema che pesa gravemente su cittadini, imprese e territori, e che non può più essere rimandato.

È significativo che questa iniziativa sia stata promossa da un deputato di opposizione, mentre la destra governa sia a Roma sia in Basilicata. Di fronte a una crisi che dura ormai da mesi, ci si sarebbe aspettati un’azione incisiva e tempestiva da parte di chi detiene il potere a tutti i livelli. Invece, l’assenza di risorse specifiche in legge di bilancio e la gestione inadeguata a livello regionale lasciano ancora una volta i lucani a pagare il prezzo dell’immobilismo.

L’ordine del giorno approvato impegna il Governo su punti fondamentali: ristori per le attività commerciali e industriali colpite dall’emergenza, sospensione di tributi e bollette, un piano per ampliare la capacità degli invasi e l’istituzione di un osservatorio sulla qualità delle acque da gestire con ISPRA e Istituto Superiore di Sanità. Adesso ci aspettiamo che queste misure non restino promesse, ma si traducano rapidamente in azioni concrete.

La Basilicata non può più aspettare. Il Partito Democratico continuerà a essere in prima linea, con i suoi rappresentanti in Parlamento e con il gruppo regionale, per dare voce ai bisogni dei lucani, pretendere soluzioni e costruire un futuro migliore per questa terra.
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La destra sceglie i No Vax, noi scegliamo la sanità pubblica.

Il governo Meloni ha inserito nel Milleproroghe una misura che sospende le multe per chi, durante la fase più acuta della pandemia, ha rifiutato di vaccinarsi. Un condono da almeno 100 milioni di euro.

Una scelta sbagliata, offensiva e pericolosa. Offensiva per chi ha rispettato le regole, per chi ha scelto di vaccinarsi pensando non solo a sé stesso, ma alla comunità intera. Offensiva per le vittime della pandemia e per i loro familiari. Pericolosa, perché ammicca apertamente ai No Vax, alimentando narrazioni antiscientifiche che ci riportano indietro.

Di fronte a una crisi senza precedenti del sistema sanitario, servirebbero interventi urgenti per garantire cure, ridurre le liste d’attesa e sostenere chi lavora ogni giorno per la salute pubblica. Invece, il governo preferisce scelte ideologiche e strizza l’occhio a una parte del proprio elettorato. Ancora una volta, la fotografia di una politica distante dai bisogni reali delle persone.

Chi governa ha il dovere di investire nella sanità pubblica, non di smantellarne i principi. Di garantire equità, sicurezza, giustizia sociale. Il @partitodemocratico continuerà a lottare per questo, contro ogni forma di ambiguità e irresponsabilità.
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Questa mattina siamo in piazza accanto ai lavoratori, perché le ragioni della protesta sono il cuore della crisi sociale che attraversa il nostro Paese. I salari sono troppo bassi, il lavoro sempre più precario, e la manovra finanziaria di questo governo non offre risposte, ma aggrava le disuguaglianze.

Lo sciopero non è un giorno di festa: è un sacrificio per chi, rinunciando a una parte del proprio salario, rivendica diritti e dignità. Eppure, la destra al governo, anziché ascoltare queste piazze, tenta di delegittimarle. La scelta di precettare lo sciopero nel settore dei trasporti è un atto gravissimo, che attacca un diritto costituzionale e punta a svuotare di senso la protesta, anziché risolvere i problemi.

Hanno promesso mari e monti, ma sotto l’albero di Natale ci sarà una manovra di sacrifici che ignora i bisogni dei lavoratori, delle famiglie e dei giovani, favorendo pochi privilegiati. Nessuna risposta al lavoro povero, nessun intervento per ridurre il divario sociale, nessuna visione per il futuro.

Le piazze di CGIL e UIL in tutta Italia dicono una cosa semplice: il vento sta cambiando. Serve rispetto per chi lavora e politiche che rimettano al centro le persone, non gli interessi di pochi. La propaganda non basta più.
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Il Rapporto Svimez 2024 fotografa una realtà drammatica per la Basilicata: dal 2019 il PIL regionale è crollato del 5,7%, il peggior dato del Mezzogiorno e tra i più gravi d’Italia. Questa cifra non è solo un numero: è la prova tangibile di un Governo regionale fallimentare, incapace di affrontare le grandi trasformazioni economiche e sociali che attraversano il nostro territorio.

La crisi dell’automotive, con lo stabilimento di Melfi al centro di una transizione verso l’elettrico gestita senza una strategia chiara, mette a rischio migliaia di posti di lavoro. Le aree interne continuano a essere abbandonate, lo spopolamento cresce, e mancano investimenti in infrastrutture fondamentali per sostenere l’economia regionale. In un contesto in cui le risorse del PNRR avrebbero potuto rappresentare un’opportunità, il governo regionale ha dimostrato una totale incapacità di visione e progettualità.

A questo si aggiunge l’assenza di politiche che sappiano contrastare il precariato, riequilibrare le disuguaglianze di genere e garantire ai giovani una prospettiva per restare e costruire il proprio futuro qui, in Basilicata. Il quadro che emerge non è il risultato di un destino inevitabile, ma di precise responsabilità politiche.

I numeri del Rapporto Svimez certificano un fallimento: la destra non ha visione né risposte per la Basilicata. Di fronte a un territorio in continuo arretramento, è indispensabile costruire un’alternativa solida e credibile, capace di mettere al centro lavoro, sviluppo e il diritto dei lucani a una vita dignitosa.
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Il 25 novembre ci ricorda una verità inaccettabile: la violenza contro le donne è una ferita aperta che attraversa la nostra società e interroga le istituzioni, la politica e la cultura del Paese.

Non si tratta solo dei femminicidi, ma di un sistema di sopraffazione che si manifesta in molte forme: violenza psicologica, ricatti economici, minacce, discriminazioni. Alla base c’è una mentalità che perpetua l’idea di donne subordinate, privandole del diritto all’autodeterminazione. È questo il terreno su cui occorre intervenire con determinazione.

La lotta contro la violenza di genere non può essere relegata a una ricorrenza o a un impegno simbolico. È una questione politica che richiede azioni concrete: risorse per i centri antiviolenza, investimenti nella prevenzione, campagne educative per smantellare la cultura della disuguaglianza e del patriarcato. Senza un impegno strutturale, le parole restano vuote.

Eppure, il Governo Meloni e la destra continuano a sottovalutare questa emergenza. Non ci sono risposte all’altezza né un progetto organico per affrontarla. Anzi, dichiarazioni come quelle del Ministro Valditara alla cerimonia d’inaugurazione della fondazione “Giulia Cecchettin” rivelano un approccio pericolosamente superficiale, che nega le cause profonde della violenza e ignora il grido di chi chiede giustizia.

Non possiamo permettere che la politica resti indifferente a questa battaglia. Affrontarla significa affermare i valori fondamentali della democrazia. Una società che non rispetta le donne è una società che tradisce se stessa.
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Il 23 novembre è per la nostra terra il ricordo di un dolore immenso, ma anche della solidarietà di un Paese unito, della forza della ricostruzione e del coraggio delle nostre comunità. Coltivare quella memoria vuol dire costruire ogni giorno un futuro migliore. ...

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Oggi medici, infermieri e professionisti sanitari scioperano con un’adesione altissima, l’85%. È un grido di allarme che il governo non può più ignorare.

Queste persone, che durante il COVID chiamavamo eroi, sono ora costrette a fermarsi per difendere i loro diritti e denunciare condizioni di lavoro inaccettabili. Un Servizio Sanitario Nazionale in crisi, senza risorse e senza una visione di futuro, non mette a rischio solo il loro lavoro ma il diritto alla salute di tutti.

Il Governo deve assumersi la responsabilità di questa situazione: servono risposte e risorse immediate. Oppure abbiano il coraggio di ammettere che hanno deciso di far saltare il Servizio Sanitario Nazionale.
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La crisi idrica in Basilicata rischia di diventare insostenibile e richiede interventi immediati e concreti. Da mesi, 140.000 lucani in 29 Comuni affrontano disagi quotidiani mentre la Regione continua ad agire senza una visione chiara. L’annunciato coinvolgimento dell’Istituto Superiore di Sanità rappresenta un passo avanti, ma non può bastare: non servono interventi tampone e spesso contraddittori, servono soluzioni strutturali e una gestione trasparente e responsabile.

Dove sono i dati sulla qualità dell’acqua che dovevano essere pubblicati quotidianamente? Perché i sindaci, che sono in prima linea accanto ai cittadini, vengono ancora esclusi dalle decisioni? È inaccettabile che in alcune scuole si utilizzino bottigliette d’acqua e in altre si attinga al rubinetto, alimentando disparità e incertezze. La confusione e la mancanza di coordinamento non fanno che aumentare il senso di abbandono. Serve garantire rapidamente uniformità nelle azioni e chiarezza nelle scelte.

Da mesi, i consiglieri regionali di centrosinistra chiedono che il Presidente Bardi riferisca in aula sull’emergenza idrica. Non è accettabile che il Consiglio Regionale venga ignorato in un momento così critico. Le comunicazioni a mezzo stampa non possono sostituire il confronto istituzionale. Il Presidente deve aprire un dibattito serio e trasparente, assumendosi la responsabilità delle scelte fatte e condividendo quelle da fare.

Infine, la gravità di questa emergenza richiede un impegno nazionale. Il Governo deve attivare un tavolo permanente presso il Ministero della Protezione Civile. La Basilicata non può essere lasciata sola a gestire una crisi che mette a rischio il diritto fondamentale all’acqua per migliaia di famiglie.
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La Corte Costituzionale ha smontato la legge Calderoli pezzo per pezzo. È una sentenza chiara e definitiva, che difende l’unità del Paese e sancisce l’incostituzionalità di una riforma pensata per dividere l’Italia.

Sin dal primo giorno abbiamo denunciato quanto questa legge fosse sbagliata nel merito e nel metodo: mina l’unità nazionale, ignora il principio di sussidiarietà e mette a rischio i diritti fondamentali dei cittadini nelle regioni più fragili. Oggi la Corte conferma tutto quello che abbiamo detto. È un fallimento totale per il governo Meloni e un colpo durissimo per Salvini, che ha pensato di poter sacrificare la coesione nazionale per puro tornaconto politico.

Quanto a Calderoli, questa bocciatura rappresenta solo l’ultimo di una serie di errori che pesano sulle spalle del Paese. Prima con il Porcellum, oggi con l’autonomia differenziata, continua ad accumulare sentenze contrarie dalla Corte Costituzionale. Dovrebbe, una volta per tutte, interrogarsi sulla propria capacità di interpretare e rappresentare l’interesse collettivo.

In Basilicata, il presidente Bardi e la sua maggioranza hanno scelto di sostenere i loro partiti, anziché schierarsi al fianco dei lucani. Hanno bocciato la nostra proposta di ricorrere contro la legge Calderoli davanti alla Corte Costituzionale e schierare la Basilicata accanto a Puglia, Toscana, Sardegna e Campania. Avevamo ragione noi. Un’occasione mancata per dimostrare coraggio e coerenza, mentre altre regioni difendono i loro cittadini: la Basilicata avrebbe meritato lo stesso.

L’Italia è una e indivisibile, e tale deve restare. La sentenza della Corte è un monito per tutti: non si può giocare con l’unità del Paese.
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Nel silenzio succube e complice di un Governo sovranista, per fortuna abbiamo il Quirinale a difendere la dignità del Paese. Sempre grazie, Presidente. ...

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9 Novembre 1989. Cambia la storia. Da allora sappiamo che ogni muro può essere abbattuto. ...

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Oggi mio nonno, Lorenzo Carlo Rutigliano, riceve il riconoscimento di cittadino benemerito della città di Potenza. Non l’ho mai conosciuto, ma la sua presenza è una parte viva della mia storia. Giornalista, scrittore, pianista, autore e primo direttore dell’Ufficio Stampa della Regione Basilicata: il suo impegno per la cultura e il suo amore per questa città sono ancora qui, impressi nelle tradizioni che continuano, nei luoghi che ha raccontato, nella memoria che ha costruito nei tanti che lo hanno vissuto. Siamo simili, mi dicono. E ogni giorno ne comprendo un po’ di più il senso. ...

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Continuiamo a divertirci insieme, @elleidia. ❤️ ...

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Ha ragione Bersani.
La battaglia contro le ideologie che hanno alimentato il fascismo e il nazismo non è finita. Oggi più che mai, è necessario combattere non solo i simboli e le manifestazioni esteriori di quelle idee, ma le radici stesse di quelle visioni distorte che, nel secolo scorso, hanno portato alla distruzione e alla violenza. È fondamentale ribadire che il fascismo e il nazismo non sono stati incidenti storici, ma conseguenze di idee ben precise: il culto della forza, la violenza come strumento politico, la mitizzazione di una “nazione” etnicamente omogenea e di un capo che centralizza il potere, oltre alla teorizzazione della disuguaglianza come valore e criterio.

Queste idee non sono scomparse. Serpeggiano ancora, alimentate da discorsi che puntano sulla paura, sull’esclusione e sulla divisione. La storia di Marzabotto, e delle tante atrocità che abbiamo conosciuto durante quel periodo oscuro, ci chiama a una riflessione profonda: se vogliamo davvero che quei morti non siano stati inutili, dobbiamo continuare la battaglia contro queste derive, difendendo i valori democratici, inclusivi e di giustizia sociale.

La chiave per smontare queste ideologie non è solo la memoria, ma una vera battaglia delle idee. E in questo contesto, il referendum sulla cittadinanza può essere uno strumento decisivo. È una battaglia di civiltà che non riguarda solo la legge, ma la costruzione di una società più giusta, in cui chi nasce e cresce in Italia possa sentirsi parte integrante di una comunità. In cui la cittadinanza non sia un privilegio riservato a pochi, ma un diritto di chi contribuisce, vive e partecipa alla vita del nostro Paese.

Può essere quel momento di svolta in cui, come società, decidiamo di abbandonare la strada della paura e dell’esclusione per abbracciare pienamente i valori di giustizia, uguaglianza e solidarietà. E se vinto, sarà la vittoria non solo per i diritti di migliaia di persone, ma per la democrazia stessa.

@pbersani
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Domenica, a Sant’Angelo Le Fratte, abbiamo dedicato una giornata ad Enrico Berlinguer.

Un grazie speciale va al segretario Pietro Spera per aver organizzato questo incontro. I circoli rappresentano il cuore pulsante del nostro partito. Il luogo in cui si costruiscono relazioni e si plasmano idee. La prima e fondamentale mattonella della nostra comunità.

Grazie a @lettierisegretariopd , @pieromarrese e @giusepaterna per il prezioso dibattito che hanno saputo costruire. Un ringraziamento particolare a @ceciliadelia3 per aver intrecciato il racconto dell’esperienza di una giovane dirigente della FGCI lucana a quello di un messaggio che a distanza di quarant’anni è sempre moderno ed attuale.

Sono convinto che il miglior modo per rendere omaggio ad Enrico Berlinguer non sia canonizzarlo né ridurlo ad un santino, ma restituirlo al suo tempo perché possa parlare al nostro. La pace, la necessità di un mondo più giusto, senza guerre, la lotta contro lo sfruttamento e la precarietà del lavoro e la irriducibile difesa delle Istituzioni democratiche: sono temi che restano maledettamente attuali.

E ancora: il dialogo con i cattolici, la rivoluzione femminista, centralità dei giovani e l’impegno nella formazione delle classi dirigenti di domani. Berlinguer è stato questo e tanto altro. Quella politica ci interroga, ci sfida, ci incalza. Non è un’eredità da conservare, ma una sfida da raccogliere.

Ecco perché aver scelto di mettere lo sguardo di Berlinguer sulla tessera del 2024 ha un significato importante: non è solo un omaggio ad un grande del mondo e del nostro Paese, ma il un riconoscimento ad un impegno e ad una storia che continuano a ispirarci, anche dopo tanti anni.
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Alla mia straordinaria moglie, @elleidia. Buon compleanno a te che rendi ogni giorno migliore. Ti amo. ...

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Ottant’anni oggi e l’urgenza di ricordare. Marzabotto. ...

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Ho firmato il referendum per la cittadinanza.
Riconoscere il diritto ad essere cittadino a chi nasce o vive e studia in Italia è un passo di giustizia sociale che non possiamo più rimandare. Facciamolo tutti.
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Un nuovo protagonismo della politica per rilanciare la Basilicata

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Pubblicato su La nuova del Sud del 4 Dicembre 2024 L’appello dei Vescovi lucani apre uno spazio di confronto necessario sulle grandi sfide che attendono la Basilicata e sul futuro delle nostre comunità. È un invito rivolto a tutte le forze vive del territorio a impegnarsi non solo per immaginare un nuovo modello di sviluppo, […]
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Pubblicato su Huffington Post il 27/05/2024. Vale la pena battersi per riaffermare il sogno europeo. Con questa convinzione dobbiamo affrontare l’appuntamento elettorale del prossimo giugno. La Cina e l’India sono ormai stabilmente la prima e la seconda economia del mondo, davanti agli Stati Uniti. Alla fine del secolo l’Occidente rappresenterà poco più del 10% della […]
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Rutigliano: una casa nuova, con le porte aperte a tutti, in cui nessuno si senta ospite.

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Pubblicato su La Nuova del Sud del 29-11-22di Celestino Bendedetto POTENZA –  La parola d’ordine è identità. “Dobbiamo capire chi siamo e chi vogliamo rappresentare. La sconfitta del 25 Settembre è stata troppo forte per pensare di cavarsela con un cambio di leadership. Ecco perché la Costituente deve essere un momento di svolta anche sul […]
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Da Bardi a Guarente, il fallimento della destra lucana è ufficiale. Ora costruire l’alternativa.

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“Che quella della destra lucana sia un’esperienza del tutto fallimentare è ormai un fatto.” Lo ha dichiarato Carlo Rutigliano, segretario regionale di Articolo Uno, che ha aggiunto “nel 2019 hanno conquistato Regione e Capoluogo promettendo soluzioni facili ai problemi dei cittadini. Dopo quasi quattro anni nessun reale risultato è stato portato a casa. Rimangono solo […]
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Cara Presidente, perché sul Covid dismetti i panni da patriota?

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È grave aver fatto propaganda politica sul Covid dall’opposizione. Ma farlo oggi dai banchi del Governo è oggettivamente inaccettabile.  In nome della “discontinuità politica”, infatti, la Presidente Meloni ha del tutto smantellato i due principi cardine sui questi anni si è basata la politica di gestione della pandemia: evidenza scientifica e tutela della salute pubblica. […]
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