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Voglio ringraziare @robertosperanza79, per la forza con cui oggi ha parlato alla Camera. In un tempo di ambiguità ha avuto il coraggio di dire parole chiare: su ciò che avviene a Gaza, sulle responsabilità, sul silenzio dell’Europa e sulle vergogne dell’Italia. Ha saputo rivendicare il rispetto per chi manifesta e con la stessa chiarezza ricordare che, anche se fragile, ogni via per fermare le armi è un dovere da percorrere.
E voglio ringraziare @scottoarturo. Per aver fatto della politica un atto di presenza. Stare su quella nave significa dire che la dignità non si difende con le parole vuote, ma con la scelta di esserci, di rischiare, di rendere visibile ciò che tanti vorrebbero rimuovere.
Li ringrazio perché in un tempo in cui la politica sembra ridotta a tattica e calcolo, loro ci ricordano la sua verità più semplice: che non è mestiere, ma responsabilità. Non è prudenza, ma coraggio. Non è distanza, ma presenza. E che senza questa verità, la politica non serve a niente.
Buon compleanno, @elleidia! Compagna, amica, forza della mia vita.
Grazie di esserci. Ti amo.
Oggi, a Poggio Cavallo, abbiamo ricordato l’eccidio del 14 settembre 1943. Tre padri di famiglia innocenti, Canio Nolè, Giorgio Romaniello e Vincenzo Guglielmi, furono uccisi dalla violenza nazifascista.
Quella memoria parla al presente. La violenza politica non appartiene solo al passato: ogni volta che colpisce, ovunque accada, mina la democrazia e ferisce la comunità civile.
Il compito che abbiamo è chiaro: difendere libertà e pluralismo, custodire il rispetto delle differenze. È questo il lascito che consegneremo al futuro.
In piazza per Gaza. Era giusto esserci.
C’è un coraggio che non si misura nelle parole ma nei gesti. Conosco @scottoarturo e penso di sapere quanto la sua scelta di salire sulla Flotilla per Gaza nasca da una convinzione profonda: che la pace e i diritti non si difendono da lontano, ma stando dove il silenzio pesa di più.
In un tempo in cui troppi governi restano immobili, ci sono donne e uomini che scelgono di esserci. È un seme di speranza, che parla anche a noi.
Buon vento, Arturo.
1.983 alunni in meno nell’anno scolastico 2025/26 in Basilicata. Quasi duemila ragazzi in meno nelle nostre scuole, 43 classi che scompaiono, interi pezzi di comunità che si svuotano.
Questi numeri non sono solo statistiche: raccontano una regione che perde famiglie e vede restringersi il futuro dei suoi paesi e delle sue città. La scuola è il primo luogo in cui la crisi demografica diventa realtà: meno bambini e ragazzi nei banchi significano meno servizi, meno opportunità, meno vita.
Il Governo Meloni non solo non affronta questa emergenza, ma la legittima. Nel Piano per le Aree Interne ha scritto nero su bianco che lo spopolamento è “irreversibile”, come se interi territori dovessero rassegnarsi al declino. È una resa inaccettabile.
Noi pensiamo l’opposto: che dalle aree interne passa il futuro del Paese. Per questo il Partito Democratico ha presentato in Parlamento una proposta di legge da 6 miliardi di euro per il rilancio di questi territori, con benefici fiscali alle imprese, agevolazioni per la casa e lo smart working, incentivi per docenti e sanitari, un piano straordinario di infrastrutture e servizi essenziali. Risorse vere, non promesse, scelte al posto di opere inutili come il Ponte sullo Stretto.
Perché ogni classe che chiude non è solo un dato in meno nelle tabelle, è un pezzo di Basilicata che rischiamo di perdere. E se c’è una strada da prendere, è quella del diritto a restare e a costruire futuro anche qui.
Ieri ho incontrato Mohammed Afaneh, Presidente della Comunità Palestinese di Puglia e Basilicata.
Ascoltarlo è capire che Gaza non è lontana: è la linea di verità su cui si misura il nostro essere umani, ed è anche la prova della credibilità dell’Europa e dell’Italia.
Meloni, dal palco di Rimini, ha scelto la via più comoda: parlare senza decidere. Ma chi guida un Paese non può limitarsi ai commenti, deve assumersi il peso delle scelte.
Che bello tornare in piazza. A parlare di pace, di giustizia, di mondo.
Giocare con la salute degli italiani è indegno. La scienza non risponde ai partiti. È una lezione che dovremmo aver imparato.
La strage di Bologna fu fascista.
Lo dicono i giudici, lo dice la storia, lo dice la coscienza democratica di questo Paese.
A chi governa oggi non si chiede un favore, ma un dovere: chiamare le cose col loro nome.
Perché non c’è memoria senza verità. E non c’è verità senza il coraggio di dire da che parte stare.
Grazie, Presidente.
Un’intervista che andrebbe letta due volte. Perché dentro ci sono tutte le ragioni per cui vale ancora la pena credere nella politica. Gaza, l’Europa, la sanità pubblica, la sinistra, la speranza di cambiare.
Grazie @robertosperanza79. Per non esserti mai nascosto. E per dire le cose quando servono, non quando conviene.
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